Presentazione
A.A. 1996 / 97
Questa "guida" alle attività svolte dalla Cattedra "Jean Monnet" per i'a.a. 1996/97, che fa seguito alle precedenti, ecioèaquella del maggio1995 comprensiva di tutte le attività della Cattedra di Diritto agrario sin dal 1987 e a quella del maggio 1996 relativa all'aa. 1995/96, oltre alle finalità di documentazione, si propone all'attenzione come modello innovativo rispetto alla didattica degli anni passati. Costituisce infatti, essa, un'ampia testimonianza della funzione che attraverso la Cattedra Jean Monnet viene assegnata alla nuova didattica tout court, e cioè formare la futura professionalità dei partecipanti alle relative attività attribuendo alla didattica epperò anche la funzione di ripristinare nelle coscienze il senso della legalità. Per questa ragione si è dato adeguato rilievo alle attività collaterali della Cattedra Jean Monnet in uno con |a sinergica azione svolta attraverso il partenariato con l'Asso-Forpo Europa e con diversi Collegi ed Ordini professionali, in particolare con i Consigli dell'Ordine degli Avvocati, per l'elevazione e l'arricchimento della professionalità dei partecipanti alle relative attività. Ne è emersa la saldatura tra professionalità e legalità e, quindi, la funzione pedagogica di una didattica sviluppata in questa prospettiva anche con riferimento non solo alle attività collaterali della Cattedra, ma alle stesse attività concernenti il Diritto agrario comunitario.
Camerino-Università, 24 novembre 1997
Comunicazione n. 8 ai "Corsisti" Jean Monne! relativa al Seminario del 15 maggio 1996 su "La cultura della legalità"
E' un ulteriore segnale positivo che l'espressio-ne cultura della legalità entri nel linguaggio e, ora, anche in quello ministeriale: l'esempio ultimo è la di-rettiva del Ministro della Rl. Lombardi (Sole 24 Ore del 4 aprile 1996, n. 92, p. 20) che, disciplinando le attività integrative presso le scuole medie superiori, all'art. 2 prevede espressamente come obiettivo di tali attività complementari anche quello dello "sviluppo di una cultura diffusa della legalità" unitamente alla "co-scienza storica del patrimonio di valori" che ci viene tramandato dalla Carta costituzionale e che - aggiun-giamo noi - è oggi al centro dell'attenzione di una Co-munità europea che scopre il valore - per bocca del suo presidente Santer - della "riconciliazione dell'in-tero continente europeo". Ma, ovviamente, non si tratta di un fatto lingui-stico specie quando quella espressione, cultura della legalità, si incarna in persone viventi, nelle loro coscienze e, quel che più conta, nella loro azione; l'in-vito rivolto ad Antonino Caponnetto, ne! quadro delle attività collegate ai "Seminari Jean Monnet" dall'Asso-ciazione studentesca dell'Università di Camerino, vuole appunto avere questo significato: quello di una cul-tura che deve farsi azione inferiore vivendo nelte coscienze e concretamente operando, all'esterno, nella società civile. Trattasi di un nuovo stile di vita, di cui il nostro paese ha bisogno, applicabile ad ogni attività dell'uo-mo di fronte ad un'opzione di fondo: cultura della vita o cultura della morte. Il Corso Jean Monnet è decisamente per la cultura delia vita. Il Corso Jean Monnet si è attribuita quest'anno (v. la Comunicazione n. 4 della Cattedra a margine del Seminario del 16 febbraio 1996, in Agenda-calendario, p. 31 ss.) anche questa funzione specificando il suo ruolo di soggetto attivo che pensa e agisce, ora anche come soggetto operante nella società civile. La cultura europea esce allo scoperto e dalle aule accademìche si riversa nel cuore della società. L'inserimento dell'incontro con Caponnetto e Nicola Mannino (personaggio, quest'ultimo, che i corsisti già conoscono: si ricorda il Sem. del 16 feb-braio 1996 del quale questo odierno costituisce ideale prosecuzione) nell'ambito della III Settimana full-time della didattica europeistica promossa dalla Cattedra europea Jean Monnet ne è eloquente testimonianza. Attraverso la cultura della legalità si intende contribuire alla cescita democratica e all'emancipazione delle coscienze e riaffermare il diritto alla vita. E, proprio dal diritto alla vita come "diritto ad una pluralità di condizioni di vita, politiche, sociali e materiali da garantire, e ciò perché direttamente stru-mentali alla tutela complessiva della personalità uma-na" muove la presa di coscienza sui tre grandi ostacoli che si frappongono alla sua tutela e che già alcuni anni orsono (1) mi permettevo di segnalare come "emer-genti in tutta la loro violenza" e di individuarli "in quelli della fame nel mondo, della violenza e in parti-colare di quella morale - anche attraverso i feno-meni dell'organizzazione mafiosa -, e della cre-scente degradazione ambientale". Ma ciò comporta una più forte presa di co-scienza da parte dello Stato repubblicano dell'esistenza nella nostra Carta costituzionale dell'ari. 3 cpv. unitamente al diritto-dovere di ciascuno di concorrere col proprio lavoro-funzione al progresso materiale e spirituale della società attivando quei doveri indero-gabili di solidarietà politica, economica e sociale che la stessa Costituzione impone a ciascun cittadino at-traverso gli artt. 2 e 4. Norme che, quest'ultime - si ricorda ai corsisti -, sono state da me evocate anche nel corso dell'Introduzione al Seminario AUSE sul tema delle Associazioni non-profit.
A questo elevato compito non può sottrarsi la didattica che si svolge nelle nostre Università e il "Corso Jean Monnet" se ne è fatto interprete riscoprendo le potenzialità dell'agire solidaristicamente (si ricorda il Seminario del 10 maggio su "Sussidiarietà e società civile"). E, l'omertà ne è il controvalore più spregevole. Ma il tema della "cultura della legalità" che giu-stamente nella più articolata specificazione del titolo del Seminario comprende la sicurezza e la certezza del diritto in Europa, non può esaurirsi, in un'epoca di interdipendenza che esige una sempre più crescente solidarietà internazionale, nel solo ambito europeo e tanto meno in quello nostro interno. Per quanto riguarda il contesto europeo e il suo processo di integrazione sui versanti economici e non è evidente che la moralizzazione, oltre che la democratizzazione, della vita istituzionale comunitaria ne costituiscono un necessario presupposto. L'etica comunitaria, nel significato più profondo dell'espres-sione, che deve presiedere al processo legislativo in particolare all'interpretazione della Corte ddi giustizia, occorre che si appalesi concretamente sul tema delle grandi scelte chediano sicurezza ai cittadini dell'Unione (se ne indicano alcune: il nucleare con i beni a doppio uso, la bioetica, la rigorosa applicazione nelle relazioni esterne dell'acquis comunitario con la tutela dei diritti dell'uomo e il rispetto dei principio di democrazia, l'applicazione altrettanto rigorosa nella produzione e circolazione delle merci nella tutela dell'ecosistema del principio di precauzione, il commercio delle armi, ecc.}. A quest'ultimo proposito a noi del Corso Jean Monnet non piace parlare di un mercato unico delle armi né di armonizzazione delle procedure d'export ma più radi-calmente siamo contro ogni mercato delle armi. Mi piace riprodurre il bozzetto che compare nella Presentazione degli atti delle VII Giornate.
Non è, si intende, un invito a fare. Anzi auguriamo al Presidente USA, che in questi giorni è a Roma, buone vacanze. Ciò non smorza i toni di gravita di una situazione, anzi di tante situazioni presenti nel mondo e indegne dell'uomo, e l'invito è simbolico, ha solo la funzione di richiamare l'attenzione sul commercio dette armi, t grand/con la loro O.N.U. devono immediatamente procedere al disarmo delle popolazioni in conflitto abbandonando l"etica" del mercato. Il modo inusitato di inserire in volumi 'accademici" tali cose vuole avere, torno a ripetere, il solo significato di richiamare l'attenzione sul problema del commercio internazionale delle armi, ovviamente comprese le mine anti-uomo. Un contributo rivolto a sollevare le coscienze, più di quanto l'abbiano fatto sinora organizzazioni intemazionali che si fregiano della loro funzione umanitaria, è fornito dalla nota trasmissione televisiva Costanzo show.I problemi della sicurezza delle persone, quali cittadini dell'Unione e no, di fronte al crescente feno-meno della criminalitàorganizzata e della stessa micro-criminalità vanno affrontati in un'ottica comunitaria. E' noto che il c.d. terzo pilastro che regge l'edificio del "tempio" europeo è nello stadio del suo rafforzamento col passaggio auspicabile dalla cooperazione fra gli Stati negli affari interni - la c.d. PESÒ - ad una vera e propria politica comunitaria che veda la sinergia della lotta di tutti i paesi membri (anche "risanando" e, quindi, combattendo le stesse cause della microcriminalità, come la disoccupazione, la droga e l'emarginazione sociale) radicata nel comune valore della difesa del valore della vita come sopra inteso. Senza fare ciò la certezza di un diritto che riposa su una Comunità di diritto che si autodefinisce (art. F del T.UE) come fondata sui diritti delle persone in quanto essi stessi sono principi generali dell'ordinamento comunitario sarebbe messa in pericolo. Il Seminario evidenzierà, negli interventi preannunciati, altri e molti aspetti dell'area della certezza ... minata che è a vantaggio dei soli cittadini non meritevoli in quanto non consapevoli e non responsabili. Ma è proprio a quest'ultimo proposito, della consapevolezza e responsabilità, della coscienza civile e dell'azione nella società - espressioni di un binomio etico unitario - che il Corso Jean Monnet, ospitando interpreti autentici deila cultura della legalità, intende dare il suo contributo. Rafforzare la coscienza europeistica, per la Cattedra Jean Monnet significa scoprire il vero e più ampio (rispetto ai "Valori" pur essi ragguardevoli che il mondo rurale (2) evoca e che il Corso di Diritto agrario comuni-tario si è incaricato di evidenziare) significato della cultura dei valori rafforzandone ed esplicitandone la loro valenza positiva e ciò nella dialettica fra cultura della democrazia e democrazia delia cultura richiamate entrambe (3) implicitamente nell'ari. 128 del Trattato di Maastrìcht. Ciò apre un nuovo capitolo nel processo di costruzione europea nel rispetto della pluralità delle culture eassegnando alte stesse ladifesa del loro retaggio culturale comune. Pur dandosi carico la Comunità di "tenere conto degli aspetti culturali" nell'azione che svolge attraverso le altre politiche comunitarie (art. 128, § 4), qui il principio di sussidiarietà dispiega il suo vero si-gnificato responsabilizzando i livelli dì governo più vicini ai cittadini. Il piccolo, per così dire, "governo della cultura" (mi si perdoni l'espressione) dell'Ateneo camerte intende dare il suo contributo e propone (con ciò sicuro di interpretare la volontà degli altri colleghi) di istituzionalizzare per il futuro il nostro Seminario odierno.
Camerino, 15 maggio 1996
Il Direttore del "Corso" e titolare della Cattedra europea Jean Monnet
prof. Ezio Capizzano