Il metodo nella didattica e l’uomo.
Egli è un precursore ed innovatore nel metodo della ricerca scientifica e della didattica e nello stesso tempo un conservatore. Legando questi due posizionamenti del pensiero e della vita ottiene il risultato di scoprire, attraverso la riflessione sul diritto agrario la scientificità di questa disciplina. Ispirandosi al pensiero di Giuseppe Capograssi (1889-1956) e alla sua “filosofia della scienza per la vita” lo addita anche ai suoi allievi come il “maestro”: la terra e le sue zolle hanno un dna e così se le regole giuridiche che disciplinano l’agricoltura trovano (rectius, dovrebbero trovare) la loro fonte (rectius, la loro ratio) in quelle biologiche e cioè nel processo scientifico del dna ricombinante. Biologia e agricoltura è unione che continuamente andrebbe difesa dal legislatore. E l’inteprete dovrebbe andare alla ricerca, nello studio dei testi giuridici che a tale processo si ispirano, delle “essenze” di cui parla un altro filosofo, Edmundo Husserl (1859-1938), il fondatore della “fenomenologia” cioè di quell’esperienza filosofica che trova soltanto nell”esperienza vissuta” le “essenze” del sapere. Nascono così le riflessioni avanzate sulla stessa scientificità del diritto.L’agricoltura cd. biologica trova fondamento nella scienza per la vita. E così il suo legame con la conservazione della “vita della terra”: la terra come fondamento dell’attività produttiva ha la sua “vita” (che non deve soffrire, pena il suo isterilimento: il termine “sfruttamnento” (anche se “razionale” dell’art.44 della Costituzione) non piace a Capograssi.Ma non basta che sia il singolo individuo ad osservare con l’azione questo rapporto tra terra e ambiente, è necessario che lo facciano - dice Capograssi- anche le singole comunità e l’umanità intera. Nasce con Capograssi la teoria delle “tre vite: quella della terra, delle comunità e dell’umanità intera”. Il fondamento “vitale” o ambientalista dell’agricoltura come sistema produttivo rende possibile anche scoprire l’umanità dello steso sistema e e le responsabilità dell’uomo stesso. E’ con questa ricognizione della materia che al Capizzano è possibile giungere ad una vera e propria rifondazione del diritto agrario attraverso la sua comunitarizzazione collegando la filosofia del Capograssi alle politiche fondamentali della UE (rimaste purtroppo sulla carta,) da quella tutela dell’ambiente col suo “principio di precauzione” a quella dei consumatori.
La sua “filosofia della scienza per la vita” lo addita anche ai suoi allievi.
Questa frase rispecchiava il dibattito di una delle "Giornate camerti" (cfr. il vol. VII che raccoglie gli Atti di quella Giornta dal titolo "II modello comunitario del diritto agrario di fronte ai nuovi problemi dell'ordine Il metodo capograssiano nella ricerca diventa unitario e vale anche per l’attività produttiva non biologica, quella industriale. Ecco l’avvio per la rifondazione del diritto commerciale (sembrerebbe paradossale ogni accostamento col diritto agrario, ma così non lo è per Capizzano e i suoi allievi dell’Università di Camerino che credono in questa visone) spostando l’attenzione dall’impresa – con cui lo stesso diritto commerciale è stato nella tradizione identificato- ai consumatori e al giudizio sulla meritevolezza di tutela della ‘attività economica, sia essa l’attività dell’agricoltura che dell’impresa tout court, sia agricola che commerciale. Giudizio di “meritevolezza” affidato agli stessi consumatori. Questi hanno i loro diritti che discendono dai doveri del produttore. Nasce così il “documento Granada” sui diritti fondamentali del consumatore (titolo dato alla relazione, ad illustrazione del doc., tenuta dal prof. Capizzano all’Università di Granada) che sarà tradotto a cura del CES (Comitato economico e sociale ) in tutte le lingue della Comumità e che il CES farà proprio intitolando la presentazione dello stesso all’”agricoltura che è vita”. Ecco in breve la filosofia che presiede all’attività scientifica del Capizzano i cui risultati sono stati discussi sempre assieme agli studenti e ai collaboratori della Università coi quali, nel “ricercare assieme”, si è stabilito un rapporto solidale di amicizia che era stato posto dal docente a fondamento della sua didattica; ne veniva da sé il risultato della responsabilizzazione dello stesso studente: considerato “ amico” (perchè messo alla pari col docente secondo lo slogan “gli studenti salgono in cattedra”) il quale non poteva tradire il suo Maestro non studiando e non approfondendo le materie di insegnamento (dal diritto agrario comunitario al diritto commerciale) così come errano state disegnate assieme. E’ questa la ragione per cui i Corsi accorpati sotto l’egida della “Cattedra europea Jean Monnet” creavano accanto al piacere della ricerca quello e a quello sempre di stima e affetto verso il docente anche il “piacere” di studiare. Lo slogan “il piacere di studiare te lo danno solo i Corsi Jean Monnet” non fu un semplice slogan ma spesso una ragione stessa di vita. Esso insegnamento nella innovazione metodologica segnalata poteva creare il vecchio problema del “transfert” (v. sul "Dizionario filosofico della sessualità", di prossima pubblicazione la relativa voce, nonchè le correlate "Maestre" e "Parola"), e lo creò in alcune studentesse e nello stesso professore. Debolezze che sono però anche testimonianza dell’”essere integrale” che dà ragione del titolo di questo “sito mediatico”. .